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Figlio, non ti mancherà la tristezza
dei giorni infelici, l'amaro di ore
destinate a memoria e dolore,
non ti mancherà il tarlo del dubbio
che rode l'interno di un cuore quando arde di vita
e ne scava l'anima con momenti privi di fiato;
perché, figlio, la vita è una continua domanda,
una contesa di tempo alla morte,
mentre il seme della felicità ingravida
le nostre esistenze d'attesa
di un giorno partoriente la luce,
quell'oro dei sensi
che scosta le ombre dai corpi
e li porta fino agli atrii della gioia.


 Giovanni Rossato - 29/07/2018 15:07:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Rossato » ]

Davvero bella, parole come domanda, attesa felicità sono quelle giuste per dire la vita.

 Laura Turra - 29/07/2018 08:48:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Scrivi: “la vita è una continua domanda” e più avanti “le nostre esistenze d’attesa”.
Cosa sono i singoli istanti della vita se non questo? Una mendicanza. Di felicità, di bene, di bello. E la tristezza che proviamo è perché mai si compie del tutto questo desiderio, perché il cuore è più grande, un abisso di desiderio.
Un mio padre spirituale diceva: “meno male che la vita è triste, altrimenti sarebbe disperata” (credo di averlo già scritto tempo fa in un commento). La tristezza in fondo è la consapevolezza che la gioia c’è.
Mi piace anche questo tuo rivolgersi a un figlio. È una cosa bella.
Ciao Gil, un grandissimo abbraccio

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